CAPPELLA SANTA MARIA DEGLI ANGELI

CAPPELLA SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Santa Maria degli Angeli

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Descrizione

Santa Maria degli Angeli

Scrive Antonio Appella. Nella chiesa del convento erano le sepolture della famiglia Mazza, presso l’altare privilegiato di santa Lucia, della famiglia Innecco, presso l’altare dell’Assunta, della famiglia Giordano all’altare di san Pasquale, della famiglia Molfese presso l’altare di santa Rosa, della famiglia Castelli all’altare di sant’Antonio di Padova, famiglie che si affermano, proprio nel XVIII secolo. Le stesse realtà agricole con una cappella, definite nella Platea del monastero del 1741, Badie o Abbazie di Sant’Anna, legata ai Castelli e fondata nel 1668, quella dei cosiddetti fraticelli legata ai Galdino. Più articolato il sistema del cimitero monastico che, sin dal medioevo, doveva essere in relazione alla chiesa stessa; di esso si ha notizia nel testamento del 1134, Bisanzio da Roseto dispone che i suoi beni, alla sua morte, venissero assegnati al monastero di Carbone nella cui chiesa desiderava essere sepolto; nel suo testamento del 1170, Alaynius Alanianus, dona al monastero varie sue terre poste nel territorio del vicino Senise, ricordando «fateor me propter amorem dei et animam patris mei, cuius corpus in cimiterio beati sancti elie carbonum iacet». Nel cimitero monastico venivano sepolti laici benefattori. Lasciti fatti anche da paesani lungo i vari secoli per assicurarsi la preghiera dei monaci, ancora nel 1523, un monaco annotava la morte di un tal Chellecto, diacono, che «lassao la vigna alli monachi et la casa allo monasterio et l’ortu per li monachi», concludendo «arricordativi alli tre de farili la memoria per ipso et per lo patri et la matri». Nel 1500 si hanno notizie nella chiesa, in relazione ai lavori del Gesualdo, di sepolture poste nel pavimento, manomesse con ossa disperse.

La cappella di Santa Maria degli Angeli nel 1857 risultava «priva del tutto di Sacri Arredi, tanto che il Diocesano nell’ultima Santa Visita, vietò celebrarsi fintantoché non si muniva di sacri suppellettili».

Lo stato attuale non conserva nulla della costruzione originaria; stando per diverso tempo chiusa, venne riaperta al culto soltanto nel 1974 grazie alla solerzia del parroco don Aldo Viviano.

Si presenta come un’unica navata – scrive Francesco Buglione – sulla quale domina il bell’altare ligneo e sul cui soffitto è incassata la tela della Madonna di Costantinopoli; arricchiscono le pareti in cemento rustico vari oggetti e lacerti di riporto. Vi è la cantoria che funge da deposito. Quello che una volta era l’abside, probabilmente, fa ora parte dell’abitazione che sorge alle spalle della stessa. Vi è un campanile a vela con una coppia di campane posto a cavallo del vertice della facciata di ingresso.

 

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