PALAZZO CASTELLI

PALAZZO CASTELLI

Palazzo Famiglia Castelli

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Descrizione

PALAZZO FAMIGLIA CASTELLI

Non si sa con certezza se gli altri dello stesso cognome, come il sig. Gerardo più volte citato, ascendessero alla stessa coppia né tantomeno è da escludere che gli avi dello stesso Domenico fossero oriundi di Carbone. Questa famiglia possedeva [come ricorda la ricerca condotta da Francesco Buglione da cui questa sintesi è stata estrapolata] l’altare di san Antonio di Padova nella chiesa del convento. Nel palazzo vi è, invece, una cappella con altare ligneo alla cui sommità è dipinto lo stemma della famiglia Giordano, uno scudo troncato d’azzurro e d’oro all’albero di palma al naturale uscente da tre monti, confrontabile con quello in stucco nella chiesa del convento; tant’è che l’ancona dell’altare combacia con la descrizione di quella nella cappella dei Giordano:


Passando poi al quarto di basso, o sia alli sottani del primo piano si entra per il cortile nella Cappella sotto il titolo di S. Maria setti dolori, che tiene l’uscita a strada pubblica; in essa sono un Altare con sua Cona d’Ordine Corindio con le Colonne perforate, e poste in oro, guarnita d’intorno di fogliaggi dorati intagliati tutti in legno, con carta di gloria, lavabo, ed in principio, situati, anche d’intagli di legno dorati, due cannilieri, ed un crocifisso consimile.

È, quindi, probabile che la loro dimora fosse proprio questa «Casa Palaziata in piedi la Terra consistente in più membri con Cappella dentro circondata da vie pubbliche» ricordata di proprietà del nobile Lucantonio Giordano, la cui discendenza, estintasi nella linea maschile a Carbone, potrebbe essersi congiunta a quella dei Castelli. Dal catasto scopriamo che il suo era il nucleo più ricco e, di conseguenza il più tassato. Alla morte della prima moglie, si risposò con donna Eugenia, figlia del notaio Egidio Guarini, dalla quale ebbe un solo figlio a cui diede il nome del fratello, Biagiantonio, morto in giovan’età. Loro madre era donna Giulia Altomonte, figlia del turbolento notaio Giambiase, sorella dell’arciprete Nicola e di Anna, madre di Bruna Cuppera moglie del già citato Gerardo Castelli. Inoltre, ai Giordano appartenevano l’arciprete, loro zio, don Mario e donna Egiziaca moglie del medico Marcantonio Rocchi, nonché i due notai ricordati nella Platea del 1741, Pietropaolo e Giambattista, probabilmente padre e figlio visti gli anni dei documenti citati, ma non si sa con sicurezza in che relazione fossero tutti tra di loro. Il prestigio di questa famiglia è da riconoscere, ancora, nella proprietà degli altari di san Pasquale Baylon nella chiesa del convento, su cui è posto il grande stemma in stucco cinto da una corona, e di san Francesco di Paola nella parrocchiale, sul cui paliotto è apposta una diversa variante dello stemma con un albero per ciascuna delle tre cime e una stella a sei punte a sinistra. Un’altra rappresentazione del loro stemma è riscontrabile nel terzo cantone dello stemma inquartato, probabilmente riferibile a qualcuno insignito della dignità di abate, ricamato sulla dalmatica nera. Sullo stesso, nel secondo cantone è presente lo stemma della famiglia Innecco: d’azzurro alla fascia di rosso accompagnata da tre stelle d’oro a sei punte, due nel capo e una in punta. È possibile affermare che si tratti dello stemma di questa famiglia grazie alle foto realizzate dalla Soprintendenza nel 1982 in occasione della catalogazione delle opere d’arte presenti nel comune di Carbone: infatti, si ritrovava lo stesso stemma sul secondo altare del lato destro della navata nella chiesa del convento, quello che un tempo era dedicato all’Assunzione della B. V. Maria e per il quale il sacerdote don Gennaro Innecco aveva fatto realizzare la tela, essendo patronato della sua famiglia. Egli è figlio di Felice, mercante di lana, originario della Città di Lagonegro e di Giovanna Chiorazzo.


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