VECCHIO MULINO AD ACQUA

VECCHIO MULINO AD ACQUA

'A CIBBIJ - PUNTO NATURALISTICO

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Descrizione

Nel fitto della vegetazione spuntano i ruderi di due antichi mulini ad acqua. Il mulino ad acqua è un impianto destinato ad utilizzare l’energia meccanica prodotta dalla corrente di un corso d’acqua, condotta alla ruota del mulino tramite opportuna canalizzazione. Questi due mulini erano, infatti, collocati nei pressi di una grande cascata e di un torrente, le cui acque ancora oggi sono abbastanza copiose. I mulini ad acqua sono stati impiegati per molteplici usi, nel nostro caso questi venivano usati per la macinatura dei cereali, l’utilizzo più antico; aspetto che denota l’antichità di queste costruzioni che sono qui da tempi immemorabili. Continuando per questo sentiero si giunge sulla strada provinciale, passando per le località “Spilia” e “Rena”.I toponimi rappresentano la storia e la cultura del borgo, in particolare circola il motto e la sensazione tra gli abitanti che una volta oltrepassata la località Rena si è giunti a Teana. Storia dei mulini ad acqua L’uso del mulino ad acqua, attestato in Europa fin da tempi molto antichi (è descritto nel Trattato d’architettura di Vitruvio, è antecedente all’utilizzo del mulino a vento. Il suo sviluppo è avvenuto parallelamente alla fine della schiavitù a partire dal IX secolo: l’utilizzo dell’energia idraulica al posto di quella animale o umana permise un aumento della produttività senza precedenti nell’antichità In genere, l’acqua viene deviata da un fiume o da un bacino e condotta alla turbina o alla ruota idraulica attraverso un canale o una tubazione. La forza del movimento dell’acqua, unita all’effetto delle pale di una ruota o turbina, determina la rotazione dell’asse che aziona gli altri macchinari del mulino. L’acqua, lasciando la ruota o la turbina, viene drenata attraverso un canale di coda che può fungere anche da canale di testa per un’altra turbina di un altro mulino. Il passaggio dell’acqua è controllato da paratoie che consentono la manutenzione ed una minima misura di controllo delle inondazioni; grandi complessi di mulini possono avere decine di chiuse di controllo e complicate canalizzazioni interconnesse che alimentano più edifici e processi industriali. In alcuni impianti l’acqua destinata al funzionamento degli stessi era trasportata da un canale e conservata in un serbatoio, adiacente al mulino, detto bottaccio. A partire dalla rivoluzione industriale, e per tutto il XX secolo, alcuni mulini utilizzavano una ruota orizzontale, con asse verticale, noto come “turbina”, in particolare nel caso dei frantoi, che erano di dimensioni più piccole. Il livello dell’acqua era mantenuto ad una quota sufficientemente elevata sopra il mulino da una piccola diga o da una briglia munita di una paratoia. Una griglia proteggeva la ruota o la turbina da rami, tronchi o oggetti portati dalla corrente che avrebbero potuto danneggiare queste parti meccaniche. Lo schermo doveva essere pulito regolarmente. Grotte dei Briganti Una delle escursioni più bella è certamente quella alla scoperta delle grotte dei briganti. Il sentiero presenta molti spunti, è ottimamente tracciato ed è interessante anche per i ragazzi, a patto però, che siano bene abituati a camminare. Il sentiero è molto scosceso e richiede molta attenzione una volta giunti però la sensazione di essere entrati in una vera grotta preistorica è davvero inebriante. Tra storia e leggenda. In questi boschi attraversati da stretti sentieri hanno trovato dimora i briganti. Ancora oggi, infatti, le grotte, queste cavità scavate nelle rocce vengono definite “le grottte dei briganti”. Presso questi luoghi si possono visitare varie grotte che sono particolarmete presenti proprio nel luogo detto delle Murge. In una località rurale poco distante detta Panisi si narra la morte nella notte del 6 aprile del 1846 di un’intera famiglia uccisa dai briganti, l’abitazione rurale è chiamata “casa dei briganti”, I briganti appunto strapparono i capelli e tagliarono le gole a due ragazzini, al padre e alla madre incinta. Vuole la leggenda che tutte le notti da allora degli spiriti si aggirino per le campagne ripetendo un lamento. Il Brigantaggio Sul brigantaggio il poeta cosentino Vincenzo Padula scrisse: «Il brigantaggio è un gran male, ma male più grande è la sua repressione. Il tempo che si dà la caccia ai briganti è una vera pasqua per gli ufficiali, civili e militari; e l’immoralità dei mezzi, onde quella caccia deve governarsi per necessità, ha corrotto e imbruttito. Si arrestano le famiglie dei briganti, ed i più lontani congiunti; e le madri, le spose, le sorelle e le figlie loro, servono a saziare la libidine, ora di chi comanda, ora di chi esegue quegli arresti». Il secolare problema delle usurpazioni delle terre e la situazione economica generale peggiorata dopo le iniziative doganali unitarie di Cavour fecero sprofondare il meridione in uno stato di povertà, degrado e disoccupazione. Il dissolvimento dell’esercito borbonico spinse anche sottufficiali e soldati a darsi al brigantaggio e così fu necessario l’impiego massiccio della forza attraverso l’invio al Sud di truppe. Alla violenza e alla ferocia dei briganti l’esercito rispose con altrettanta violenza e con rappresaglie che colpivano anche le popolazioni che appoggiavano le bande. Nel 1821 re Ferdinando I emise un decreto reale contenente norme severissime per la repressione del brigantaggio nei territori continentali del Regno di Napoli. Il più celebre tra i briganti locali è sicuramente Carmine Crocco. Lucano, classe 1830, nasce in una famiglia contadina. In età adulta si mette a capo di una rivolta guidando numerosi soldati sbandati dell’esercito borbonico e anche contadini armati. Imprigionato, evade dal carcere e si dà alla macchia seguito da una banda criminale. Nel corso degli anni, le file della sua banda s’ingrossano, fino a contare quasi duemila uomini. Dopo il 1870, quando Roma diventa capitale del Regno, Crocco viene catturato e, passato sotto la custodia italiana, processato e condannato a morte. Poco dopo la pena verrà tramutata nei lavori forzati a vita. Morirà in carcere nel 1905.

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